Non è ancora finita. E non ha fretta di diventarlo. Alcune dee nascono divine.
E poi ci sono anime come la sua, che scelgono di crescere lentamente, camminando a piedi nudi tra le foglie, ascoltando il mondo più con la pelle che con le parole.
Nessuno le ha dato un titolo. Non c'è nessun trono che la aspetta.
Ma nella sua quiete vive una trasformazione costante.
Lei sta ancora diventando.
Al suo fianco, o forse dentro di lei, c'è il cavallo.
Simbolo di forza, libertà e istinto.
Non hanno bisogno di parlare.
Sono la stessa creatura, divisa in due forme.
Uno fatto di pelle, l'altro di criniera.
Uno guarda avanti, l'altro sente il vento.
Il suo velo non nasconde. Protegge.
I fiori non decorano. Parlano.
È vestita con tutte le cose che ha amato e perso,
in ciò che ha imparato senza sapere come,
in ciò che continua a sbocciare anche quando non è sicura del perché.
Non sa chi diventerà.
Ma sa che sarà se stessa.
E per ora basta così.
In un mondo ossessionato dalle definizioni, ci ricorda che la verità è un percorso, non un'etichetta.
Che non abbiamo bisogno di brillare tutti insieme.
E che c'è una grande forza nel restare delicatamente incompiuti.